LEZIONE 5

TERZA SINFONIA DI MAHLER



LA TERZA SINFONIA DI MAHLER




INTRODUZIONE: MAHLER, IL NARRATORE DEL MONDO.

Per comprendere l'opera di Gustav Mahler (1860-1911) bisogna innanzitutto riflettere sulla sua poetica musicale.
Ciò che contava per Mahler era narrare il mondo, con tutte le sue contraddizioni e ambiguità: la realtà gli risultava disgustosa, la vita un vortice brutale, la mondanità un tumulto..
Ma vi è un mondo "altro", che si può conoscere con  la musica, comprendere attraverso la solitudine e l'immersione nella natura (in tutto ciò che non è stato contaminato dalla storia, dalla cultura, dalla civilizzazione ): una sorta di realtà metafisica la cui comprensione da parte dell'umanità diventa la missione primaria del compositore.
La musica di Mahler quindi si può definire una rappresentazione del mondo e della vita.
Con la sinfonia Mahler intendeva "costruire un intero mondo", dare voce concreta alla complessità e molteplicità di una esperienza del reale aperta e frantumata, con un'ansia demiurgica carica di prepotente energia.
Come scrisse Pierre Boulez: "Come un romanzo o un poema immaginario, la sinfonia diventa il luogo di incontro per eccellenza".

Per narrare il mondo occorre utilizzare i vocaboli sonori che caratterizzano il mondo stesso: il "Tono familiare" utilizza il patrimonio musicale noto proveniente da musiche di consumo (marce, ballabili, corali, laendler, valzer, canzoni da ballo e popolari) oppure figurazioni provenienti dalla tradizione della musica colta (alternanza maggiore-minore, passaggi cromatici, gruppetti...); occorre utilizzare suoni di natura in senso stretto come le voci degli animali, i versi degli uccelli, il richiamo del cuculo, o timbri dal chiaro rimando semantico al mondo della natura, come il corno da caccia, suoni di zampogna, e figure "primordiali" come l'intervallo di quarta, suoni tenuti, eco e simili.
Tutti questi elementi diventano "Vocaboli", una sorta cioè di materiale preesistente che viene inserito nel contesto artistico.
Quest'ultimo però è un contesto artificiale: il vocabolo viene pertanto inserito artificialmente, pur non perdendo la connotazione della sua provenienza.
La scelta di inserire il "brutto" nell'opera d'arte è una chiara scelta del compositore che senza di esso non riuscirebbe a mostrare questa fondamentale faccia del mondo e senza la quale il "bello", il cosiddetto "mondo altro" non verrebbe percepito.

Non potendo fornire elementi descrittivi seguendo la partitura (nè i bambini nè il docente senza studi musicali potrebbero farlo) descriverò alcune parti salienti del primo tempo attraverso il time code del video.
Temo che questa sia la lezione più difficile, non tanto per voi (cercherò di essere più chiara possibile) ma per me.
Mahler è il mio maestro spirituale, maggiore ispiratore del mio lavoro di compositrice.  Siamo di fronte ad un messaggio che va aldilà dell'umano, almeno come può concepirlo un musicista.

"Illuminante per la comprensione della Terza la concezione mahleriana del "divenire": il Compositore sostiene che nella musica è iscritta la "Legge del Divenire perpetuo" della continua evoluzione, paragonando la composizione musicale ad un organismo o una pianta  che da una cellula primordiale si sviluppa in una ramificazione progressiva -dal materiale allo spirituale- " ( Attardi)

"Non si tratta neanche più di musica ma di suoni della natura: la vita si sprigiona dalla materia più rigida e inanimata e si differenzi gradualmente in forme sempre più evolute : i fiori, gli animali, l'uomo, fino agli angeli nelle sostanze spirituali."
(N. Bauer -Lechner)

I MOVIMENTO

Il primo movimento di apre con il suono maestoso e imperante di 8 corni all'unisono in fortissimo, che Mahler stesso definisce "Segnale di Sveglia" rivolto alla materia inorganica, affinchè ne scaturisca la vita.

A 1.33 si sente un "signal" importantissimo: la morte. E' dato dalla sovrapposizione di un accordo minore e di una terza maggiore finale, crea un effetto inquietante di segnale, sferzato dalla tromba, e soffocato dall'orchestrazione che procede come una marcia funebre.

Il tema a 2:20 condotto dal trombone dichiara i toni drammatici, scanditi dai timpani. Da notare a 3:23 l'apertura del tema alla tonalità maggiore, una sorta di speranza verso l'aldilà.

Tutto il primo movimento si basa su due blocchi contrapposti: un ritmo funebre ad esprimere l'idea di stasi e di morte, il secondo in modo maggiore che effonde energia vitale e culmina in un'esultante marcia bandistica.

Mahler non disdegna di raccogliere i cocci di una marcia per banda e innalzarli verso il cielo per rielaborare il materico e farlo diventare "altro".



II MOVIMENTO:

Che cosa mi dicono I fiori”
È una romantica stilizzazione del minuetto. L'orchestrazione è delicata, si potrebbe pensare alla miglior musica per una pellicola a colori degli anni 60, sulle immagini di bambini in un giardino, sembra quasi di sentire le nenie delle loro filastrocche suonate dall'oboe.
Gli archi pennellano qua e là, così come il clarinetto, che procede insieme ai flauti a scimmiottare il verso degli uccelllini.
Ma anche da gesti musicali piccoli Mahler riesce a trovare il modo di far scaturire due temi antitetici, uno mesto gestito dagli archi, quasi drammatico, lento, appassionato, dispiegato, l'altro nervoso, gestito dai legni perlopiù, che "ricama" sulle celluline musicali che sentiamo fin dall'inizio del movimento.
Per quanto i gesti siano brillanti, spesso rapidi, si percepisce molto modo minore nel movimento, e la nostra psiche ci allerta di aver sentito qualcosa di non del tutto "positivo".





III MOVIMENTO

Originalissimo scherzo che Mahler stesso chiamava “Che cosa mi dicono gli animali”, un mondo di natura contrapposto a quello degli uomini, che si presupponga sia più "civile".

Il compositore riproduce i versi degli animali, tra cui potreste riconoscere il cuculo, le galline, il muggito dei buoi, il raglio degli asini. Ma anche da questi signal e onomatopee, Mahler riesce a far scaturire diverse idee tematiche che fungono anche da struttura profonda e "gabbia" in cui inserire i versi stessi.

Questa riproduzione onomatopeica, che raggiunge toni quasi caotici, viene interrotta dalla voce del “mondo altro”: una struggente melodia lontana, suonata dalla cornetta del postiglione (pensiamo al vecchio simbolo delle poste italiane); un passaggio straniante che appartiene alla categoria mahleriana della sospensione, semanticamente lontana e contrapposta al realismo grottesco degli animali.




IV MOVIMENTO

Che cosa mi dice l’uomo”
La voce di un contralto intona il penultimo capitolo di “Così parlò Zarathustra”
Ecco la traduzione del testo:

Oh Uomo, attento! 

Che cosa dice la fonda mezzanotte? 

Dormivo, dormivo. 

Da un profondo sogno mi son destato 

Il mondo è profondo. 

Più profondo di quanto pensò il giorno. 

Uomo, profondo è il suo dolore. 

La voluttà più profonda della sofferenza! 

Dice il dolore: vattene! 

Dice la gioia: a me l’eternità, 

profonda, profonda eternità!” 



Qui Mahler è attratto dal concetto di notte oscura che precede il giorno e l’ascesa verso la luce, quasi una sorta di rituale magico-alchemico.

In Mahler la morte è presupposto di vita, l’oscurità e la luce non sono contrapposte, l’una contiene l’altra, il dolore è strettamente connesso alla gioia e al piacere.

L’uomo è diviso e unito, nelle sue eterne ricerche e contraddizioni.

L'orchestra inizia in modo cameristico, il corno è fondamentale per conferire l'avvenuta alba. La voce umana canta immettendosi nello scorrere dei temi cameristici, senza mai turbarli, come se fosse solo un modo più intelleggibile di far comprendere il messaggio della musica.
Proprio per avvalorare l'idea di interconnessione di bene e male, di gioia e dolore, di vita e morte, gli strumenti e la voce creano una fitta trama di canoni e imitazioni, come se dall'una scaturisse l'altra e viceversa.

Il quarto movimento si richiude nell'oscurità, così com'era iniziato.
Probabilmente è la scelta sapiente di un compositore geniale: subito dopo infatti, entrano "gli angeli" a cantare, in una abbagliante luce sonora, che non risulterebbe tale se non fosse preceduta dalla profonda oscurità (anche sonora).



V MOVIMENTO

La pura gioia infantile -gli angeli simboleggiati dal coro di voci bianche-
canta contrapponendosi alla voce cupa del contralto, simbolo dell’umanità lacerata dal dolore.
L’uomo è perdonato, la sua preghiera lo ha redento donandogli la grazia e la gioia eterna.

L'orchestra è decisamente onomatopeica o meglio, "madrigalistica" e segue alla lettera il testo. Mentre le voci bianche sono gioiose, e l'orchestra segue con campanellini e temi in maggiore, il contralto è drammatico, i temi scuri, minore il modo, il ritmo sembra più lento, magari non lo è ma tutte le caratteristiche precedenti ci fanno percepire un rallentamento, vero o presunto che sia. A fine movimento, giunge la grazia all'umanità pentita, e contralto e voci bianche si ricongiungono nel loro finale canto di lode.

VI MOVIMENTO

Mahler abbandona ogni descrittivismo precedente, seppur setacciato e oggetto di indagine compositiva.

Gli archi sono i padroni indiscussi del movimento, lento, aperto, ramificato, drammatico e redento nello stesso tempo, lacerante e proiettato verso l’infinito, placido e sereno come i rami di una quercia secolare.

Consiglio di ascoltare molto bene gli interventi dei corni, in essi vi è tutto il disegno tematico.

Mahler ci conduce al culmine di uno straordinario percorso iniziatico che, come egli stesso dice: "Sale fino all’amore di Dio".