ODNOM
Prima
scena:
Antonio, camicione un po'
vecchio a quadrettoni con un lembo fuori dai pantaloni, cuffia nelle orecchie,
catena attaccata al portafogli ficcato nella tasca retro dei pantaloni,
scarpacce sdrucite, si è dimenticato di pettinarsi come al solito... cammina
ballicchiando per la strada: se ne va a scuola ...o per lo meno dovrebbe.
Si ferma davanti al bar poco
distante dalla scuola: entra.
Sullo sfondo si vedono un
jue-box con accanto due ragazzine, dei tavoli con persone sedute, chi chiacchiera, chi consuma…un signore sta consegnando una
schedina compilata del superenalotto, un altro acquista delle sigarette…
Antonio incontra Luca.
Antonio:
“Ehi fratello!”
Luca:
“Ciao Anto, come butta?”
A:
“Se fosse per me niente male, ma il mio vecchio dice che devo andare a
scuola...”
L:
“Conosco la menata...è importante per il futuro....Beh, porterai le tue chiappe
qui dentro quando hai
finito...Mario ha portato un gioco nuovo stamattina e poi ti voglio far vedere
la mia nuova tipa!” Indica una delle
ragazze vicine al jue-box.
A:
“Grande...allora...ci si vede!”
Antonio esce dal bar e
riprende a camminare.
(Esce di scena)
***
Seconda
scena:
Antonio è seduto nel suo
banco di scuola, la testa pende da un lato e se non fosse per il braccio che la
regge sarebbe caduta inevitabilmente, o forse gli fa da contrappeso il
chewing-gum che sta masticando dall'altro lato.
E' l'ora di matematica.
Il prof scrive calcoli e
disegnini alla lavagna...
Prof:
“Se noi applichiamo una rotazione sull'asse e calcoliamo la tangente che
interseca...
Antonio
mi stai ascoltando anche tu?”
A:
“Sì prof...”
P:
“E allora vieni alla lavagna a terminare il problema.”
Antonio si alza non senza
riluttanza, attacca la cicca sotto il banco.
Va verso la lavagna.
Sta per prendere il gesso
appoggiato sulla cattedra...Guarda il professore con una smorfia a metà tra la
pietà e la rassegnazione.
Il professore sospira,
scuote la testa.
P:
“Va' a posto....”
Il ragazzo torna a sedersi;
il prof riprende con tono paternalistico:
P:
“Quante volte ti ho detto che la matematica non si impara dall'oggi al domani:
devi applicarti con studio costante; solo così puoi capire...”
A:
“Sì, sì...è solo che…”
P:
“Che cosa?” Il prof incrocia le braccia.
A:
“No, niente.”
Antonio è seduto al suo
posto; appoggia la testa sul banco e mormora tra sè e sè:
A: “ Come sarebbe bello un mondo alla rovescia, dove i
giovani come me pensino solamente a divertirsi e quelli come il prof.
condannati a studiare...”
Dopo pochi minuti cade in un
sonno profondo...
***
Terza
scena
A…ODNOM le cose andavano in
maniera un po' particolare...
In una casa qualsiasi, al
mattino.
Mamma: “Ciao tesoro, la mamma va a scuola..” La donna prende lo zainetto frettolosamente
sistemandosi un tacco, continuando ad andare avanti saltellando sull’altro
piede.
Bambino:
“Ciao mamma...Sta' attenta!”
M:
“Sì ,certo; e tu divertiti al giardino finchè non torno.” Sorride al bambino ed esce di casa.
B:
“D'accordo, ciao!”
Entra il papà , zainetto sulle spalle, tenta di
sistemarsi la cravatta mentre tiene una brioches tra i denti.
B:
“…E tu, papà, cosa vai a studiare
stamattina?"
P:
“La Legge Suprema mi impedisce di dirtelo...
…..Ma
sono sicuro che oggi mi interrogano almeno in due materie...”
B: “E tu hai studiato?”
B: “E tu hai studiato?”
L’uomo si pulisce il muso
pieno di briciole e sporco di marmellata.
P: “Beh...cioè.”
B:
“Studiare è il compito di voi adulti, perciò impegnati: e adesso va', se no
farai tardi alla prima ora!”
Il papà sospira ed esce di
casa sistemandosi lo zainetto.
***
Quarta
scena
Al palazzo dell'istruzione.
Il governatore, Eretop, è
attorniato dai suoi collaboratori, i Dottori della Legge.
Sette uomini sono seduti
attorno ad un tavolo ovale.
Eretop comincia a parlare
dopo aver aperto un rapporto scritto.
E:
“Dunque, illustri, come procede ?”
Risponde un uomo, occhiali spessi, pelato, voce stridula.
D.d.L
1: “Grande Eretop, gli uomini e le donne studiano ogni giorno, mentre i loro
figli sono raccolti nel Giardino. Nel parco c'é tutto quello che possono
desiderare: giochi, ampi spazi verdi...Gli alberi sono carichi di dolciumi
e di ogni tipo di cibo.”
E:
“Nessun adulto ha infranto la legge, vero?!” Chiede Eretop ad un uomo più giovane, molto ben in carne.
D.d.L.2: “No,
eccellenza. E nel giardino è tutto sotto controllo.”
Eretop riprende scrutando ognuno dei suoi collaboratori
E :
“I ragazzi non devono avere nessun pensiero almeno fino a diciott'anni; poi
cominceranno a studiare anche loro.” Asserisce
.
D.d.L
3: “Ma se qualche ragazzo al giardino avesse un comportamento scorretto?!” Chiede un altro uomo, togliendosi gli
occhiali.
E: “In quel caso, ma solo in quel caso, verrà condotto qui e comincerà gli studi
forzati.”
Eretop chiude il rapporto precedente e ne apre un altro.
E:
“Passiamo oltre: le ricchezze di Odnom?”
Risponde un uomo coi capelli
grigi e il naso aquilino.
D.d.L.4: “Tutto é distribuito in maniera egualitaria dagli
Icanom: sono buoni e sempre gentili con tutti; le nostre piante producono pane,
latte, carne, abiti, matite, gomme… tutto, insomma e ce n'è per tutti.”
Eretop chiude entrambi i
rapporti, li aggiusta mettendoli in piedi e sbattendoli due volte sul tavolo;
guarda i suoi collaboratori compiaciuto.
E: “Bene, Signori. La seduta é sciolta.”
***
Quinta
scena:
Al Giardino.
Atirev e Azzelleb passano le
loro giornate in mezzo a giochi, dolci, verde...
Ci sono bambini che giocano
sulle giostre, chi va sull’altalena, chi gioca a palla..alcuni si rincorrono
tra gli alberi, altri mangiano dolci.
Si avvicinano due bambini:
Bambini:
“Dai Atirev, vieni a giocare con noi!”
Atirev:
“No, amici, andate voi: io resto qui con Azzelleb”
B:
“Va bene, ci vediamo dopo.”
I bambini si allontanano;
Atirev prende Azzelleb per mano.
Si fermano e si siedono
sotto un albero di bignè.
At:
“Allora, Azzelleb: cos'è che ti preoccupa?”
Azzelleb abbassa lo sguardo.
Az: “E' Olovaid...”
Atirev sbuffa
At: “Ancora lui!”
Az:
“Non vuole che gioco con te.”
Proprio in quel momento si
avvicina un ragazzino seguito da altri due:
ha i capelli a doppio taglio che terminano con una coda corvina.
Olovaid:
“State parlando di me?"
At:
“Sì” Risponde stizzito.
Az:
“No, Atirev...Non dirgli niente...”Lo
prega la bambina, appoggiandogli una mano sulla spalla..
Atirev guarda la bambina.
At:
“Invece sì: deve smetterla di fare il prepotente!”
Ol:
“Ah, è così?!”
I due si azzuffano.
Accorrono le guardie.
Ol:
“Arrestatelo, presto!” Grida Olovaid .. “Mi ha aggredito!”
Az: “Non è vero” cerca
di convincerli .
Amici
di Ol: “Sì invece: ha cominciato Atirev!...” Gridano, scansando indietro bruscamente la bambina che cade a terra.
Atirev vorrebbe andare da
lei ma una delle guardie lo ferma prendendolo per un braccio.
Atirev lo guarda .
La guardia lo riconosce .
G1:
“Ma è il figlio di Eretop!” Dice stupito,
rivolgendosi all’altra guardia.
G2:
“La legge è uguale per tutti, anche per il figlio del governatore. Dobbiamo
arrestarlo e mandarlo agli studi forzati”. Risponde
l'altro.
G1: “Se così è la legge..”
Atirev viene portato via.
Grida:
At:
“Olovaid, me la pagherai: io ritornerò!”
***
Sesta
scena:
In carcere.
Atirev viene portato dalle
guardie nell'Erecrac Supremo e sbattuto in una cella.
Il buio che lo circonda è lo
stesso desolante vuoto dentro di lui.
Il sorriso è svanito come la
fioca luce delle stelle, ormai coperte dalla foschia, che appena si intravedono
dalle sbarre della finestrella.
Deve restare lì tutta la
notte: l'indomani le guardie sarebbero venute a prenderlo per portarlo al
palazzo dell'istruzione.
Atirev si addormenta dopo
aver vagato per ore, camminando su e giù per la cella, come se in quel modo
avesse potuto renderla più spaziosa, almeno nella sua mente.
Si sveglia di soprassalto e,
come obbediente ad un arcano comando, va verso le sbarre della finestrella.
Qui assiste ad uno
spettacolo strabiliante: il cielo si dilania e, dallo squarcio azzurro chiaro,
risplendente nel buio della notte, appare una luce bianca, abbagliante.
Ma Atirev non chiude gli
occhi: resta immobile con lo sguardo fisso davanti a sè, finchè si sente
risucchiato dalla potente luce.
Improvvisamente è proiettato
in alto , a velocità sorprendente, fluttuando nell'aria leggero e felice.
Una volta dissipate la nubi,
Atirev può vedere Odnom, il Giardino, le case...
Tutto era immerso in una
festa di colori, di suoni.
Il volo di Atirev si arresta sulla montagna di Aur,
dove si sente chiamare.
“Atirev!
Affronta con gaudio ciò che farai da domani...Imparerai tante cose, diventerai
un uomo saggio, conoscerai il mondo e la sua storia, e la storia di chi ha
contribuito a scriverla, spesso con sacrificio ma con la gioia di chi prova ad
allargare i confini della conoscenza. Ora non capisci ma quando succederà la
tua mente si sentirà leggera come
adesso, libera nella sua consapevolezza di essere.”
Atirev si sveglia.
Settima
scena
Al palazzo dell'istruzione.
I Dottori della Legge si
sono riuniti in consiglio: il luogo minaccioso, una torre lunga e stretta, vede gli uomini seduti sugli spalti sempre
più alti; in mezzo, giù da basso, un banco dove siede Eretop.
Uno dei Dottori Insegnanti
si fa avanti:
D.Ins.:"Sono passati sette anni da quando
il giovane Atirev fu strappato al Giardino e costretto agli studi forzati:
ormai ha diciassette anni.
In
tutto questo tempo, mai una volta l'ho sentito lamentarsi: la voglia di
scoprire e l'entusiasmo per la conoscenza gli sono stati di grande aiuto.
Io
proporrei che il giovane fosse rilasciato per buona condotta e riportato al
giardino, dove possa godere di un ultimo anno di spensieratezza, prima di iniziare gli studi
veri e propri.”
Il collegio discute a lungo
.
Atirev viene convocato .
Il giovane viene convocato davanti ad Eretop e a tutti i
Dottori.
E:
“Il collegio dei dottori Insegnanti ha deciso di rilasciarti per buona
condotta.
Ma
prima che tu possa ritornare al Giardino per questo ultimo anno, dovrai fare
solenne promessa davanti al Gran Consiglio.”
At:
“E sia. ” Risponde con fermezza.
Eretop si alza in piedi e va davanti al ragazzo,
portando il libro Sacro di Aur.
E:
“Alza la mano destra: giura che mai rivelerai i segreti che hai appreso, la
cultura che hai acquisito e che non turberai la serenità dei giovani abitanti
del Giardino”.
At:
“Lo giuro.”
***
Ottava
scena
Al Giardino.
Nulla è cambiato qui: chi gioca, chi mangia
dolciumi...
Atirev vaga senza una meta
precisa fino a sera.
Az:
“Atirev, Atirev!”
At:
“Chi è?”
Az:
“Sono io, Azzelleb!”
At:
“Oh Azzelleb, quanto tempo è passato; come stai?”
Azzelleb comincia a
piangere.
Az:
“Ogni giorno ho sperato di rivederti...ma ora sei qui, sei tornato: l'anno
prossimo dovremmo dire addio al Giardino...ed io volevo tanto stare con te...”
At:
“Cara Azzelleb ”
Si abbracciano.
Az:
“Guarda, Atirev...Ci sono le fiammelle bianche stasera”
Atirev ride.
At:
“Quelle si chiamano stelle, Azzelleb: sono corpi celesti che brillano di luce
propria”
Az:
“Corpi celesti..luce propria?..”
At: “Non preoccuparti, lo studierai.”
Atirev porta Azzelleb
davanti ad un albero di matite, e ne prende una.
At:
“Adesso scriverò i nostri nomi.. ”
Az:
“Sai scrivere?”
At:
“Certo, ma solo per te: non devi dire niente a nessuno.
Ho promesso.”
***
Scena
nona:
Al Giardino: Atirev ascolta Azzelleb riposando
sull'erba .
Sopraggiunge Olovaid.
Ol:
“Guarda guarda chi c'è...” Dice imponendo
ai due la sua presenza.
Ol:
“Sei tornato come dicevi e scommetto che sei più stupido di prima!”
Atirev balza in piedi.
At:
“La cultura apre la mente, non la restringe, amico!”
Olovaid lo guarda con aria
di sfida.
Ol:
“Perchè invece di sputare sentenze non ce lo dimostri?”
Atirev abbassa lo sguardo.
At:
“Non posso.”
Ol:
“Ma sentitelo” Riprende Olovaid rivolto
ai molti ragazzi che sono accorsi lì. “Adesso Atirev fa il prezioso...”
Olovaid si avvicina ad
Atirev .
Ol:
“Se la cultura apre la mente, come dici tu, sarà anche gioia...Allora perché
non dovremmo sapere anche tutti noi?!”
At:
“Tu non sai quello che dici, Olovaid.”
Ol:
“Dico che sei un vigliacco!”
Atirev si sentiva addosso
gli sguardi di tutti: i corpi scuri che lo circondavano erano più opprimenti
delle sbarre di una prigione.
At:
“E va bene!” Dice infine.
Atirev si pone ben al centro di quel presuntuoso
uditorio.
At:
“Voi non ve ne accorgete neppure ma ora state respirando e vivete perché
respirate.
Io
vi dimostrerò che se manca l'aria, si muore.
Ma
poi voi mi lascerete in pace!”
Tutti approvano.
Atirev prende una candela e
la accende.
At:
“Voi siete come questa fiammella...Guardate.”
Atirev stacca con forza una
campana di vetro da una delle giostre e ci mette sotto la candela. Dopo un po'
la fiammella si affievolisce a tal punto da spegnersi.
Un'ondata di stupore avvolge
tutti.
At:
“Avete visto? La fiammella ha utilizzato tutta l'aria che c'era sotto la
campana e quando questa aria è finita, la fiammella si è spenta.”
La piccola Azzerenet si
mette a piangere:
Azn: “Io non voglio morire!”
Atirev le va vicino e le prende tra le mani il
soffice faccino:
At: “Non preoccuparti, Azzerenet: di aria ce n'è
tantissima e per tutti noi.”
Tutti i ragazzi e i bambini
guardano Atirev con un'espressione tra timore e venerazione: egli sa molte
cose.
Improvvisamente i giochi e i
dolci diventano superflui.
Atirev è bombardato di
richieste e domande.
Non può far altro che
rispondere.
***
Scena
decima:
Al Giardino: Atirev è
attorniato dai ragazzi.
Ad Olovaid non piace essere
messo da parte.
Ol:
“Avete intenzione di andare avanti così ancora per quanto!”
Urla Olovaid davanti a
tutti, montando su una torretta dei giochi.
Ol:
“Volete imparare? Volete sapere? E allora ribellatevi!”
Ragazzi:
“Sìiii!!!” Gridano tutti.
Ol:
“Invaderemo le scuole stanotte!”
***
Scena
undicesima:
Nel Bosco.
Appena dopo il tramonto,
Atirev esce dal Giardino e va dal
vecchio saggio Oiggas che viveva nella spaccatura di una quercia secolare.
Davanti ad Oiggas, Atirev si
prostra piangendo.
At:
“Grande Oiggas, saggio di Odnom, sovrano della conoscenza...Aiuta il tuo
stupido servo!
E'
tutta colpa mia...Non dovevo parlare dei miei studi, o per lo meno, non
così...Ora i ragazzi pensano che sapere sia solo gaudio.
Non
si rendono conto che voler comprendere significa riflettere, e riflettere a
volte significa soffrire: non ci sono spiegazioni a tutto!”
Oi:
“Non temere Atirev. E' vero: nel momento in cui si pensa si perde una certa
innocenza, ma è l'unica possibilità per crescere.
Tu
hai dato a quei giovani la voglia di porre domande e cercare delle risposte: il
solo modo per capire la vita o, per lo meno, tentare di farlo.
Tu
hai aperto loro le menti, hai allargato i loro orizzonti...come fece quel
temerario tuo avo quasi cento anni fa: egli capeggiò la rivolta dei giovani
alla conquista della cultura.
Ma
, anni dopo, vi fu la rivolta contraria, affinchè i giovani tornassero alla
spensieratezza...A capo di quest'ultima c'era tuo padre.
Ed
ora tu che, nuovamente, capovolgi la situazione .
Sono
certo che ci riuscirai, già sento il fragore della battaglia...
Ma
ti preannuncio che le cose potrebbero tornare come ora se l'umanità non capirà
qual è il vero scopo del sapere: conoscere la vita per migliorarla.
E,
come tutte le cose dell'uomo, dotata contemporaneamente di bene e di male.
Ora
va' Atirev: compi la tua missione!"
***
Scena
dodicesima.
Atrirev torna al Giardino.
Si prepara la rivolta.
Le fiaccole accese
illuminano la notte e segnano la via verso il palazzo dell'Istruzione.
I ragazzi irrompono nel
palazzo e appiccano il fuoco ovunque. A nulla possono le poche guardie rimaste.
Urla, strepiti sono lo
sfondo della lotta.
Olovaid muore in uno degli
incendi.
***
Scena
tredicesima.
All'indomani Eretop è
incatenato e portato nella piazza tra le urla acclamanti dei ragazzi.
Atirev è proclamato
vincitore e nuovo capo:
At:
“Da oggi tutti sapranno com'è fatto il mondo e cos'è un uomo, con la promessa
di sfruttare al servizio del bene e del comune progresso tutto ciò che si
impara, spesso con sacrificio...”
(Mentre Atirev parla, esce
di scena seguito dalle urla dei ragazzi festanti. La scena successiva deve
subito essere preparata per far in modo che , con le nuove luci, appaia la
classe dove Antonio si era addormentato. In questo modo si deve dare l'idea che
le parole di Atirev si fondano con quelle del professore di matematica.)
Scena
quattordicesima.
In classe.
Parla il professore. E’ in
piedi dietro la cattedra.
P:
“Imparare vuol dire capire anche se non sempre è divertente o
immediato...spesso è frutto di un sacrificio vero.
Antonio...Mi
stai sentendo?...”
A:
“Sì, prof....Io...La sa una cosa?”
P:
“Cosa?” Appoggia le braccia tese sulla
cattedra.
A:
“Lei dice le stesse cose di Atirev!”
P:
“Atirev? Adesso parli anche al contrario! Io ho sempre detto ...Verità!”
Enif…fine!