Dogville
è un film del 2003 diretto da Lars von Trier. Un
film che lascia davvero sconcertati per molti motivi: le scene girate a teatro,
le case del villaggio disegnate con il gesso, i rumori di scena mimati, i
personaggi inquietanti, dove la moralità viene calpestata in modo indicibile,
esplicitando il peggio dei bassi istinti umani, dovuti a depravazione e
frustrazione, nonché malata socialità.
Tra le musiche troviamo due opere di
repertorio assolutamente antitetiche:
i titoli di coda e il prologo iniziale, recitato da voce fuori campo, sono sonorizzati con la musica di Antonio Vivaldi "Cum dederit" da Nisi Dominus, RV 608, mentre i titoli di coda hanno come sottofondo una serie di foto che, al suono di Young Americans di David Bowie, indicano la chiave di lettura del film, diviso in capitoli, come si trattasse di un romanzo..Il co-protagonista del film infatti, Thomas, dice di fare il minatore, ma è un filosofo, uno scrittore e non scava in miniera, bensì in una materia ancora più dura, l’animo umano.
i titoli di coda e il prologo iniziale, recitato da voce fuori campo, sono sonorizzati con la musica di Antonio Vivaldi "Cum dederit" da Nisi Dominus, RV 608, mentre i titoli di coda hanno come sottofondo una serie di foto che, al suono di Young Americans di David Bowie, indicano la chiave di lettura del film, diviso in capitoli, come si trattasse di un romanzo..Il co-protagonista del film infatti, Thomas, dice di fare il minatore, ma è un filosofo, uno scrittore e non scava in miniera, bensì in una materia ancora più dura, l’animo umano.
La
musica di Vivaldi ha un ruolo fondamentale nel film: collante, descrizione,
connotazione profonda e commento, e viene utilizzata in tutta la pellicola.
Anche
l’inizio del secondo capitolo, con voce narrante, è introdotto da Vivaldi, che
risentiamo anche dopo che il padre di Grace abbandona Dogville e la donna resta
con Thomas. La musica vivaldiana funge da collante di scene, ecco perché la
risentiamo quando Thomas presenta ai concittadini la povera fuggitiva, dopo il
suo “sermone”, e dopo che lei viene accettata, o meglio messa in prova, di
comune accordo tra gli abitanti.
La
musica di Vivaldi è “a scorrimento”, ovvero, riconosciamo il suo sound antico,
il suo andamento ma non si tratta di un tema reiterato, al contrario, la musica
scorre in avanti nel tempo, quindi ne ascoltiamo le diverse parti in itinere,
parti che evidentemente vengono sapientemente scelte per esprimere questa
situazione o quello stato d’animo, man mano che il film si sviluppa. Ed ecco ad
esempio che la parte delle progressioni armoniche e dei ritardi si sente mentre
i cittadini di Dogville tengono Grace sotto controllo, o quando la donna apre
le tende della casa del cieco (per fargli ammettere il suo problema), mentre la
parte seguente, ritmata e in maggiore, sonorizza l’inizio del capitolo
successivo, quando Grace tenta di rendersi utile e inizia il percorso per farsi
accettare. La musica torna infatti quando Grace trova finalmente delle
occupazioni.
Naturalmente
i personaggi si ritrovano per deliberare sulle sorti di Grace: ascoltiamo
Vivaldi mentre i personaggi si radunano, e anche dopo, quando lei si prepara,
pensando di dover andare via, e trova nel suo fagotto alcuni doni di alcuni
abitanti. Vivaldi è una dolce, rilassata cornice musicale. Quando la musica
vivaldiana si muove su ostinato grave di archi (su ritmo minima -semiminima) Grace
è nella miniera e ascolta 14 rintocchi di campana. La giovane si appresta ad
andare via, ma sente il quindicesimo rintocco: Vivaldi ritorna con la sua parte
maggiore e rilassata, positiva e propositiva che continua sonorizzando le scene
del capitolo successivo, in cui Grace, finalmente accettata e benvoluta, lavora
e si stabilisce nella nuova dimora. Arrivano però i poliziotti a lasciare avvisi
con il volto di Grace: gli abitanti non sanno come agire. Il quinto capitolo è il
primo a non avere l’iniziale sonorizzazione vivaldiana. Probabilmente perché da
quel capitolo in avanti la pellicola volge al peggio fino al tragico epilogo. E’
il 4 Luglio e gli abitanti pranzano tutti insieme dopo aver cantato un canto
nazionale, accompagnati dall’organo suonato dalla buona Marta. Torna nuovamente
il poliziotto ad affiggere il volto di Grace, accusata stavolta di rapine
avvenute nelle due settimane precedenti, cosa davvero improbabile perché Grace
non si è mai mossa da Dogville.
Gli
abitanti decidono di tenere lo stesso Grace ma a patto che la ragazza lavori di
più e a meno soldi. Grace accetta e nella scena successiva la vediamo, dall’alto,
muoversi tra i confini disegnati col gesso, da una casa all’altra, da un lavoro
all’altro, in modo accelerato, mentre la musica di Vivaldi descrive le scene
con progressioni ascendenti e ritmo più sostenuto. Lo stupro di Grace da parte
di Jack, un padre di famiglia, si consuma nel più totale silenzio. Ne segue il
commento vivaldiano, lugubre, minore, e con rullo di timpani, per la prima
volta, come a connotare lo sdegno di tale sopruso. Alcune scene dopo, Vivaldi accompagna
sommessamente il rumore delle statuine frantumate violentemente sul pavimento
dalla moglie di Jack (che non sa la verità evidentemente), connotando non l’azione
ma il dolore profondo e le lacrime di Grace: le statuine sono il simbolo del
legame che aveva faticosamente creato con gli abitanti del villaggio. La musica
vivaldiana accompagna anche la fuga di
Grace, il successivo rapporto sessuale non consensuale con il trasportatore sul
camion, nonché la scena in cui la donna viene legata ad una catena come un
cane. Anche le scene successive, gli stupri, le cattiverie e le molestie
narrate dalla voce fuori campo, sono sonorizzate con Vivaldi, (frasi minori,
rassegnate) infine l’ultima riunione sotto la prima neve. Un Vivaldi a maglie
larghe, lento, quieto, ma la quiete colma di tensione prima della tempesta,
accompagna le ultime speranze di Grace…Arriva infatti il gangster, ma si tratta
del padre di Grace e non di un malvivente da cui lei stava scappando per aver
commesso qualcosa di sbagliato… Ed è la fine di Dogville. Arriva la luna, insieme
a Vivaldi, con il secondo cruciale cambiamento di luce, che illumina la verità
su tutti e tutto.
Restano
i latrati del cane a non risponderci se è stata compiuta giustizia o meno. D’altra
parte gli umani sono creature incapaci per natura a perseguire solo il bene.