PREMIERE 7.12.2019 TEATRO ALLA SCALA: guida all'ascolto.






Tosca è un'opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. La prima rappresentazione si tenne a Roma, al Teatro Costanzi, il 14 gennaio 1900.




L'OPERA TEATRALE "PRIMIGENIA"

Il libretto deriva dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, rappresentato per la prima volta il 24 novembre 1887 al Théatre de la Porte-Saint-Martin di Parigi, il cui successo fu legato soprattutto all'interpretazione di Sarah Bernhardt.
La Tosca è un dramma storico in cinque atti del celebre drammaturgo Victorien Sardou (1831-1908) che, rappresentato per la prima volta il 24 novembre 1887 al teatro adiacente alla Porte Saint-Martin di Parigi, fu interpretato dalla trentottenne stella del teatro francese Sarah Bernhardt. L'opera appartiene alla fase avanzata della carriera artistica dell'autore e poggia su tre temi chiave: la storia, l'avventura e l'amore. Per quanto riguarda l'ambientazione storica, il dramma si svolge nella Roma ottocentesca al momento della battaglia di Marengo.

IL CONTESTO STORICO


La battaglia di Marengo fu combattuta il 14 giugno 1800 nel corso della seconda campagna d'Italia, durante la guerra della seconda coalizione, tra le truppe francesi dell'Armata di riserva, guidate dal Primo console Napoleone Bonaparte e l'esercito austriaco comandato dal generale Michael von Melas.


La battaglia divenne subito uno degli eventi più importanti della leggenda napoleonica ed ebbe un'influenza decisiva dal punto di vista militare, ripristinando il predominio francese in Italia, e dal punto di vista politico, consolidando definitivamente il prestigio e il potere del Primo console Bonaparte in Francia.

Nel commento dello storico Jacques de Norvins, autore di una Storia di Napoleone, si trattò di una vittoria fondamentale[5:




«Così una sola battaglia vinta dopo dodici ore d'una ritirata offensiva, ma perigliosa, ha nuovamente posto sotto l'influenza della Francia, la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e le dodici piazze fortificate che difendono tali Stati».








Sardou offre una minuziosa descrizione degli ambienti storici, senza tralasciare nessun particolare tramite i dialoghi dei personaggi. Al Contrario, per Puccini è solo un pretesto per delineare i personaggi e contestualizzare il dramma dell'amore perseguitato. Servirà per dare a Scarpia il movente politico per condannare Mario alla fine del II atto.



LE ORIGINI


Quando Puccini vide a teatro La Tosca, ne fu così colpito da chiedere l'intervento di Giulio Ricordi per chiedere i diritti per musicarla. Sardou si mostrò freddo...E concesse ad un altro compositore i diritti.



Solo 7 anni dopo Puccini potè lavorare all'opera, insieme ai librettisti Illica e Giacosa (quest'ultimo molto scettico) e nel 1900 , il 14 Gennaio, venne rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, con il soprano Hariclea Darclée nel ruolo di Tosca, il tenore Emilio De Marchi nei panni di Cavaradossi e il baritono Eugenio Giraldoni come Scarpia. All'evento erano presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Luigi Pelloux e la regina Margherita di Savoia. La serata fu nervosa: a causa di alcuni spettatori ritardatari, il direttore d'orchestra Leopoldo Mugnone, fu costretto a interrompere l'esecuzione e ricominciare da capo. Il primo Netlix della storia della Musica!



Inizialmente criticata da una parte della stampa, che si attendeva un lavoro più in linea con le due precedenti opere di Puccini, Tosca si affermò ben presto: nel giro di tre anni fu rappresentata nei maggiori teatri lirici del mondo.



Il libretto fu ridotto da cinque a tre atti e snellito di molti particolari che costituivano la cornice storica realistica del dramma in prosa; la vicenda si concentrò principalmente sul triangolo Scarpia - Tosca - Cavaradossi, delineando le linee principali dei caratteri, anche se a scapito delle concatenazioni logiche degli avvenimenti. Il dramma dell'amore perseguitato interessava Puccini più del grande affresco storico, condito di delitti e di sangue.



Tosca è la sua opera più drammatica, ricca di colpi di scena, di tensione costante. Il discorso musicale è caratterizzato da incisi brevi, efficaci, taglienti, e anche l'armonia ne segue le orme: la successione di accordi del tema di Scarpia (sib+ Lab+ Mi+ con relazione di tritono) che caratterizzano l'ouverture, ci avvolgono, trasportandoci in un contesto psicologicamente tensivo, come lo è psico-acusticamente.



L'acme drammatico è invece costituito dal secondo atto, che vede come protagonista il sadico barone Scarpia: l'orchestra pucciniana assume sonorità che anticipano l'estetica dell'espressionismo musicale tedesco.

L'armonia, gli intervalli, i timbri, tutto concorre a creare tensione continua in tutta l'opera, a tenere sempre alta l'attenzione. La grande coerenza interna dell'opera e la sua geniale, meravigliosa scrittura musicale, è l'uso del politematismo: a ciascuno personaggio è associato un tema che lo connota e lo descrive e si modifica nell'orchestrazione a seconda di quando appare e in che azione si trovi il personaggio stesso.









I TEMI PRINCIPALI: Il cromatismo tra seduzione e peccato, intervalli chiave (quarte e tritoni), frasi melodiche, uso dell'armonia, simbologie, signals, descrittivismo e connotazione di fatti, azioni e personaggi.





LA TRAMA


La trama si svolge a Roma nell'atmosfera tesa che segue l'eco degli avvenimenti rivoluzionari in Francia, e la caduta della prima Repubblica Romana in una data ben precisa: sabato 14 giugno 1800, giorno della Battaglia di Marengo.



Atto I




Angelotti (basso), bonapartista ed ex console della Repubblica Romana, è fuggito dalla prigione di Castel Sant'Angelo e cerca rifugio nella Basilica di Sant'Andrea della Valle, dove sua sorella, la marchesa Attavanti, gli ha fatto trovare un travestimento femminile che gli permetterà di passare inosservato. La donna è stata ritratta, senza saperlo, in un quadro dipinto dal cavalier Mario Cavaradossi (tenore). Quando irrompe nella chiesa un sagrestano (basso), Angelotti si nasconde nella cappella degli Attavanti. Il sagrestano, borbottando (...e sempre lava...), mette in ordine gli attrezzi del pittore che di lì a poco sopraggiunge per continuare a lavorare al suo dipinto (Recondita armonia...). Il sacrestano finalmente si congeda e Cavaradossi scorge nella cappella Angelotti, che conosce da tempo e di cui condivide la fede politica. I due stanno preparando il piano di fuga, ma l'arrivo di Floria Tosca (soprano), l'amante di Cavaradossi, costringe Angelotti a rintanarsi di nuovo nella cappella: Mario non può rivelare alla sua amata l'accaduto poiché teme che ella, fervida credente, riveli in confessione la presenza di Angelotti. Tosca espone a Mario il suo progetto amoroso per quella sera (Non la sospiri la nostra casetta...). Poi, riconoscendo la marchesa Attavanti nella figura della Maddalena ritratta nel quadro, fa una scenata di gelosia a Mario che, a fatica (Qual occhio al mondo...), riesce a calmarla e a congedarla.



Angelotti esce dal nascondiglio e riprende il dialogo con Mario, che gli offre protezione e lo indirizza nella sua villa in periferia. Un colpo di cannone annuncia la fuga del detenuto da Castel Sant'Angelo; Cavaradossi decide allora di accompagnare Angelotti per coprirlo nella fuga e portano con loro il travestimento femminile, dimenticando però il ventaglio nella cappella.



La falsa notizia della vittoria delle truppe austriache su Napoleone a Marengo fa esplodere la gioia nel sagrestano, che invita l'indisciplinata cantoria di bambini a prepararsi per il Te Deum di ringraziamento. Improvvisamente sopraggiunge con i suoi scagnozzi il barone Scarpia (baritono), capo della polizia papalina che, sulle tracce di Angelotti, sospetta fortemente di Mario, anch'egli bonapartista.



Per riuscire ad incolparlo ed arrestarlo e poter quindi scovare Angelotti, egli cerca di coinvolgere Tosca, ritornata in chiesa per informare l'amante che il programma era sfumato in quanto ella era stata chiamata a cantare a Palazzo Farnese per festeggiare l'avvenimento militare (Ed io venivo a lui tutta dogliosa...). Scarpia suscita la morbosa gelosia di Tosca usando il ventaglio dimenticato nella cappella degli Attavanti. La donna, credendo in un furtivo incontro di Mario con la marchesa, giura di ritrovarli. Scarpia, che ha raggiunto il suo scopo, la fa seguire (Tre sbirri, una carrozza, presto...). Mentre Scarpia pregusta la sua doppia rivalsa su Cavaradossi - ucciderlo e prendergli la donna - comincia ad affluire gente in chiesa per inneggiare alla vittoria e a cantare il Te Deum.





Atto II 





Mentre al piano nobile di Palazzo Farnese si sta svolgendo una grande festa alla presenza del Re e della Regina di Napoli, per celebrare la vittoriosa battaglia, nel suo appartamento Scarpia sta consumando la cena. Spoletta (tenore) e gli altri gendarmi hanno seguito la furente Tosca fino alla villetta di Mario, dalla quale la donna è tuttavia uscita poco dopo, avendo compreso il grave errore causato dalla sua gelosia. Gli sbirri hanno perquisito a fondo la dimora ma non sono stati in grado di localizzare Angelotti, così arrestano Mario e lo conducono al cospetto di Scarpia. Il pittore, interrogato, si rifiuta di rivelargli il nascondiglio di Angelotti e viene quindi condotto in una stanza dove viene torturato.

Tosca, che poco prima aveva eseguito una cantata al piano superiore, viene convocata da Scarpia, il quale fa in modo che ella possa udire le urla di Mario. Stremata dalle grida dell'uomo amato, la cantante rivela a Scarpia il nascondiglio dell'evaso: il pozzo nel giardino della villa di Cavaradossi. Mario, condotto alla presenza di Scarpia, apprende del tradimento di Tosca e si rifiuta di abbracciarla. Proprio in quel momento arriva un messo ad annunciare che la notizia della vittoria delle truppe austriache era falsa, e che invece è stato Napoleone a sconfiggere gli austriaci a Marengo. A questo annuncio Mario inneggia ad alta voce alla vittoria, e Scarpia lo condanna immediatamente a morte mediante impiccagione, facendolo condurre via. Più tardi arriva anche la notizia che Angelotti si sia suicidato all'arrivo degli sbirri, e Scarpia ordina che il suo cadavere sia impiccato accanto a Cavaradossi. Disperata, Tosca chiede a Scarpia di accordare la grazia a Mario. Ma il barone acconsente solo a patto che Tosca gli si conceda. Inorridita, la cantante implora il capo della polizia e si rivolge in accorato rimprovero a Dio (Vissi d'arte, vissi d'amore). Da credente senza un valido supporto spirituale da parte di una Chiesa che tutto può essere tranne che testimonianza dell'amore di Dio, Tosca non può avere una risposta: Dio non ci fa del male, è l'uomo a farcene. Gesù si meritava la Croce?
Ma tutto è inutile: Scarpia è irremovibile e Tosca è costretta a cedere. Scarpia convoca quindi Spoletta e, con un gesto d'intesa, fa credere a Tosca che la fucilazione sarà simulata e i fucili caricati a salve. Dopo aver scritto il salvacondotto che permetterà agli amanti di raggiungere Civitavecchia, Scarpia si avvicina a Tosca per riscuotere quanto pattuito, ma questa lo colpisce a morte con un coltello trovato sul tavolo. Quindi prende il salvacondotto dalle mani del cadavere, poi, in uno slancio di religiosa pietà, pone due candelabri accanto al corpo di Scarpia, un crocifisso sul suo petto: un vero atto di pietà, la risposta del sommo Bene al male più abietto.


Atto III 

È l'alba. In lontananza un giovane pastore canta una malinconica canzone in romanesco. Sui bastioni di Castel Sant'Angelo, Mario è ormai pronto a morire e inizia a scrivere un'ultima lettera d'amore a Tosca, ma, sopraffatto dai ricordi, non riesce a terminarla (E lucevan le stelle). La donna arriva inaspettatamente e spiega a Mario di essere stata costretta ad uccidere Scarpia. Gli mostra il salvacondotto e lo informa quindi della fucilazione simulata. Scherzando, gli raccomanda di fingere bene la morte. Ma Mario viene fucilato veramente e Tosca, sconvolta e inseguita dagli sbirri che hanno trovato il cadavere di Scarpia, grida "O Scarpia, avanti a Dio!" e si getta dagli spalti del castello.








FOTO PRIMA DELLA PRIMA, GUIDA ALL'ASCOLTO

7 Dicembre 2019
Dalle ore 16.30 alle ore 17.30
TOSCA: GUIDA ALL'ASCOLTO con la compositrice Mariangela Ungaro.


Alle 18.00 spettacolo in diretta dal Teatro alla Scala.


"Spiazza - Biblioteca sociale e caffè Borgo Figino" Via Giovanni Battista Rasario, 10c, Figino (MI)